Fulminata dalla meningite, tanti giovani per l'addio
Caravaggio «Me l'hanno rubata, me l'hanno proprio rubata» continuava a ripetere disperata ieri pomeriggio Lina Camilleri, dinanzi al feretro bianco della figlia Luana appena giunto al cimitero di Caravaggio dagli Ospedali Riuniti di Bergamo. La diciottenne era stata ricoverata sabato sera ed è morta due giorni dopo, uccisa da una meningite fulminante.
Ad attenderla in un cupo silenzio, rotto dal pianto di alcune amiche, c'erano tanti ragazzi: il fidanzato, i compagni di classe e gli amici dell'oratorio dei Cappuccini di Romano, che Luana frequentava. Visibilmente commosse anche la vice preside e le insegnanti dell'istituto «G. B. Rubini» di Romano, dove la studentessa era iscritta all'ultimo anno di ragioneria, sezione D.
In lacrime i genitori di Luana, Giuseppe e Lina, e il fratello Alessandro. La mamma della giovane ha avuto anche un mancamento dal quale si è però subito ripresa.
Sulla bara, due mazzi di fiori e una sciarpa multicolore della ragazza, posata sul feretro dal fratello. L'ultimo saluto a Luana è stato affidato a due evangelisti pentecostali della Comunità evangelica delle Assemblee di Dio in Italia, della quale fa parte la famiglia della ragazza.
Toccante anche il ricordo del papà della studentessa, che con un filo di voce ha ripercorso gli ultimi attimi di vita della figlia, spirata mentre invocava il Signore: «Sabato sera, Luana dal suo letto di ospedale mi ha chiesto di avvicinarmi e di appoggiarle la mano sulla testa che le faceva tanto male – ha ricordato Giuseppe Camilleri – poi per tre volte ha chiesto l'aiuto di Gesù e infine ha perso conoscenza per sempre».
A portare in spalla il feretro di Luana nel breve tragitto che separava il piazzale dai loculi sono stati sei amici della studentessa.
Fa. Bo.