Comune di Romano di Lombardia
Clicca sul banner
Inserisci il Comune di Romano fra i tuoi siti preferiti
MAPPA HOME ENGLISH SCRIVI
Imposta il Comune di Romano come pagina iniziale
 NEWS:
IL COMUNE
LA CITTA'
I SERVIZI
LE ATTIVITA'
LE NEWS
IL WEB
IL FORUM
SEI IN: HOME > NEWS > NEWS LOCALI > ECO ONLINE
 
NEWS DALL'ECO DI BERGAMO

 

Porta Santa Quel tesoro nel deposito

Risale al '700 e ora è custodita da un imprenditore di Romano

Altre informazioni nel sito web: www.geambro.it

Per duecento anni è stata collocata nel cuore della cristianità, all'ingresso della basilica di San Pietro a Roma, e i suoi pesanti battenti di legno, rivestiti da lamine di rame, sono stati aperti solo per sei volte, per gli anni giubilari celebrati dal 1750 al 1933. Adesso la vecchia Porta Santa, quella commissionata nel '700 da Papa Lambertini e sostituita da quella attuale per il giubileo del 1950, potrebbe essere ospitata da una chiesa bergamasca, magari da una di quelle di nuova costruzione. Almeno questa è l'intenzione del suo attuale proprietario Giancarlo Iscandri, imprenditore originario di Romano di Lombardia, che, insieme al socio in affari Geppino Ambrosino, da qualche anno custodisce gelosamente il voluminoso manufatto in un magazzino della Italsempione a Vittuone, alle porte di Milano.
Ma come ha fatto la Porta Santa a finire dal cuore del Vaticano in un imballaggio termoprotettivo di un magazzino di spedizioni? Quali sono stati i passaggi intermedi? Quali i protagonisti?
Per vederci più chiaro è necessario fare un passo indietro di oltre due secoli, quando sulla cattedra di San Pietro c'era Prospero Lambertini, arcivescovo di Bologna e papa dal 1740 al 1758 con il nome di Benedetto XIV. Fu lui a commissionare la nuova Porta Santa, che fu «messa in opera», ovvero aperta, in occasione dei giubilei del 1750, 1775, 1825, 1900, 1925 e 1933. L'inaugurazione dei due battenti è citata nel volume «Roma Nobilis» a cura di Igino Cecchetti (Roma, 1953): fu il 24 dicembre 1749. Inoltre negli archivi della Fabbrica di San Pietro si trova traccia della commissione dei due battenti: un pagamento a «mastro Francesco Radice capo mastro falegname per aver fatto di nuovo il fusto per la Porta Santa» e a «Pietro Monti capo mastro ferraro e chiodaro... per aver fatto due piastre di ferro bastardo, grosso di fabbrica, con 17 bossi fatti a cero». «Ciascun battente – si legge in un documento dell'ufficio tecnico della fabbrica, datato 23 novembre 1962 – è suddiviso in otto pannelli, separati tra loro da riquadri più piccoli, e con doppia chiodatura tutt'intorno; i campi di tutti i pannelli sono di lastra di bronzo liscia».
I due battenti superarono brillantemente la prova del tempo e fecero il loro dovere per 200 anni. Superarono sei giubilei, durante i quali milioni di persone passarono attraverso la soglia di San Pietro in pellegrinaggio. Furono mandati «in pensione» in occasione dell'anno santo 1950, quando furono sostituiti dai due che ancora si ammirano, opera dello scultore senese Vico Consorti. Da qui in avanti le informazioni sulla loro nuova destinazione si fanno più rarefatte.
I battenti sostituiti rimangono nell'oblìo per oltre un decennio. Poi, finalmente, una lettera rompe il silenzio. È datata 4 marzo 1964 e il mittente è monsignor Giulio Barbetta, allora canonico dell'arcibasilica vaticana. Il destinatario è il conte Astolfo Ottolenghi di Acqui Terme: «Ho il piacere di informarla – si legge nella lettera – che è finalmente pronta per la posa in opera la nuova porta di bronzo della Basilica vaticana eseguita dallo scultore Manzù [...]. Nei prossimi giorni saranno tolti d'opera i due battenti dell'attuale porta di legno i quali potranno essere da Lei ritirati secondo gli accordi a suo tempo intercorsi al riguardo». «Nell'occasione – conclude lo scritto – Ella potrà far ritirare inoltre i due battenti di bronzo della sostituita Porta Santa, anch'essi a Lei destinati». La Porta Santa di Papa Lambertini finì dunque nella tenuta di Monterosso ad Acqui Terme, proprietà dei conti Ottolenghi. Il padre di Astolfo, Arturo, celebre mecenate, aveva finanziato il progetto della nuova porta di sinistra di San Pietro. Il concorso, annunciato già nel 1947, fu poi assegnato a Manzù nel 1952 (sarà la celebre «porta della morte»). Il capitolo di San Pietro, come ringraziamento, permise ai conti di ritirare i battenti della vecchia porta di sinistra (sostituita da quella di Manzù) e anche quelli della vecchia Porta Santa (già sostituiti con quelli bronzei di Vico Consorti.
Per altri decenni si tornò a tacere delle vecchie porte, che riposarono nella tenuta dei conti Ottolenghi. Fino a quando gli eredi di Arturo e Astolfo, lontani dall'Italia, decisero di mettere sul mercato la splendida dimora. Ed è a questo punto che entrano in scena Iscandri e il suo socio, perché proprio da loro, che si occuparono dell'affare, venne l'idea di «riabilitare» la Porta Santa, i cui battenti sembravano ormai dimenticati dal tempo e giacevano a terra in un'ala del palazzo. Convinsero gli eredi della bontà del progetto, si preoccuparono del trasporto dei pesanti battenti e della loro custodia nel deposito Italsempione di Vittuone, pensarono e ripensarono a una possibile destinazione, finché Iscandri trovò che la soluzione, in fondo, poteva essere molto semplice e molto vicina a casa. Perché non a Bergamo? «Mi piacerebbe – spiega l'imprenditore bergamasco – che la sua nuova collocazione fosse nella mia terra. Sotto l'ala protettiva della Chiesa, che saprebbe certamente trovare il posto giusto per questo oggetto vecchio ormai di più di due secoli, ma simbolo certamente sempre attuale».

Paolo Doni

Francesco Lamberini

Sito Web: www.geambro.it

 
NEWS RECENTI STAMPA SOLO L'ARTICOLO ARCHIVIO NEWS
 
By EffePiNet

Top Cantanti

Offerte Lavoro

Guida Programmi TV

Offerte Last Minute

Traduttore Gratis